The city of children – I figli della crisi

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L’assenza dalle sfere blogghiche, a parte qualche capatina serale per rispondere ai commenti, come annunciato era dovuta alla mia presenza in giuria all’Europacinema di Viareggio. Una settimana di full immersion con tre film al giorno, e infatti vi voglio parlare proprio di un film che era in concorso, ma che oimé probabilmente nessuno avrà mai modo di vedere in quanto dubito che sarà distribuito in Italia.

Il film è greco, e si chiama “The City Of Children“, la città dei bambini. E’ diretto dall’esordiente Giorgos Gikapeppas, e riflette tutta la sofferenza di una nazione sull’orlo del baratro.

Il film incocia le storie di quattro donne, o forse non solo di donne, di famiglie, o forse, ancora meglio, le storie di quattro bambini che devono ancora venire al mondo. Ma il mondo è loro già ostile e lo sentono, questi bambini, in una città, Atene, spersonalizzata ma presente, coi suoi tetti, i suoi cieli, i suoi rumori.

Quattro storie, molto diverse tra loro ma ugualmente commoventi e riflessive. Da una parte due famiglie borghesi, benestanti, le uniche che si potrebbero permettere un figlio, le uniche che per un motivo o per un altro non riusciranno ad averlo; dall’altra, due storie di solitudine e gioventù: una ragazza iraniana chiusa nel suo appartamento, sola col suo nascituro, e una coppia assolutamente instabile, che necessiterà di un evento drammatico per decidersi a incollarsi, e dare vita al figlio che aspettano.

Un film crudele, vero, quasi cattivo. In un costante sottofondo di radio o di tv che trasmette notizie circa la crisi economica (in questo senso mi ha ricordato molto il sottofondo del thriller Cogan-Killing them Softly), il modo drammatico in cui questi personaggi reagiscono ad un avvenimento felice come l’arrivo di un figlio la dice lunga sulla felicità vigente nella nostra società: una felicità data solo dai soldi, dai divertimenti (il ragazzo incollato alla consolle del videogioco), dalle auto costose. Ma tutto ciò andrà perduto, in un climax ascendente di drammaticità: il lavoro del padre di famiglia sarà perso, le auto costose saranno rubate, alcune vite saranno spezzate. A ritrovare un’essenzialità ormai non più presente  in una società che gode della nostra instabilità emotiva, l’incapacità di assestarsi e di prendere decisioni, la nostra sindrome di peter pan sempre più acuta; essenzialità che si ritrova solo nel nucleo familiare, in quello del più stretto legame madre-figlio, quello della ragazza iraniana: non è un caso infatti che quello sia l’unico bambino a vedere veramente la luce, l’unico che nonostante le difficoltà, forse le più eccentuate delle altre tre storie, lotta fino in fondo per nascere, ed è questo il grande messaggio di speranza che questo film ci lascia: si può vivere ed essere felici se si ritrova l’autenticità del condividere senza avidità, senza cattiveria, senza paura per il futuro, per quanto incerto esso sia.

Spero veramente che questo fantastico film esca nelle sale o in dvd in Italia, ma ne dubito. Ad ogni modo vi lascio il trailer, se ho delle nuove circa il suo reperimento anche in streaming ve lo farò sapere immediatamente.

A presto, devo comunicare anche una nuova bella novità ma aspetto il prossimo post 😉

Ritorno al futuro o un tuffo nel passato

ImmagineQuello che vedete sopra è la foto del cimelio regalato dal buon Cinema Odeon alla proiezione della versione ri-masterizzata di Ritorno al Futuro del buon Bobby Zemeckis, che sono andata a vede il 5 dicembre complice il biglietto a 5 euro.

Il mea culpa arriva subito: non avevo mai visto Back to The Future! Ho presumibilmente avuto un’infanzia triste perché a dieci anni spargevo lacrime amare per la scena sulla spiaggia di Contact e ignoravo l’esistenza di questo simpaticissimo, cultissimo, esilarante film.

Probabilmente è che non sono una maniaca degli anni 80, una trilogia era difficile da sostenere e per questo non me lo ero mai andato a cercare. Ma ovvio che se appare un’occasione ghiotta come quella del 5 dicembre Irene non se la lascia sfuggire facilmente.

Non ho granché da dire sul film, chiaramente è comprensibile il perché sia diventato un cult: sprizza pop culture da tutti i pori. La faccia del protagonista Michael J Fox, il suo skate, l’auto, la scuola, Johnny B Goode sono decisamente degli emblemi entrati un po’ nella mentalità collettiva.

Solo una cosa ho da dire: c’era così bisogno, dopo quasi 30 anni (!), di mettere ancora in locandina la scritta “Steven Spielberg presenta…“? Ormai Zemeckis s’è decisamente affermato e poi un film del genere non ha bisogno del bigliettino da visita…

 

Ma premiamo l’acceleratore a 88km/h e torniamo nel presente.

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Domani inizia il Festival Europacinema di Viareggio al quale parteciperò nelle vesti di giurata (ohimé, regista magari tra qualche anno!), per cui se possibile vi scriverò qualcosa al riguardo in settimana. Questo è il programma del festival, non estremamente denso anche se ci sarà Gianni Amelio ad allietarne un po’ le sorti.

 

Ultimo argomento di cui voglio parlare: erano mesi che avevo intenzione di fare un cd con le mie soundtracks preferite da ascoltare in macchina. Oggi l’ho fatto. Risultato: mi sono impallata tutto il pomeriggio su Youtube ad ascoltare canzoni su canzoni, e ne è venuta fuori una playlist, strampalata, anacronistica, ma che decisamente rispecchia i miei gusti (ci trovate molto Tarantino e molto Wes Anderson, ma pure qualche classicone!). Se volete darci uno sguardo metto il link youtube sotto.

 

Bene, io adesso vi saluto: se avete Twitter seguitemi, c’è il pulsantino in fondo al blog!